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l'editoriale

Riina a Porta a Porta, usi gli avvocati non la Rai. L'opinione di Rudy Caparrini

Immagine articolo - Il sito d'Italia

Come era largamente prevedibile, la scelta di Bruno Vespa di ospitare a “Porta a Porta” Salvo Riina, il figlio di Totò, storico e sanguinario capo di Cosa Nostra per molti anni, ha suscitato reazioni di indignazione e rabbia.
Mi è fin troppo facile unirmi al coro di coloro che dissentono rispetto alla decisione di Vespa, che ha compiuto un gesto che merita il massimo biasimo. E meno che mai mi convince la difesa del popolare giornalista della Rai quando afferma che “per combattere la mafia bisogna conoscerla e per farlo sono utili anche le interviste”.

 

Si leggono oggi molti commenti alle frasi pronunciate dal giovane Riina, pure lui condannato per associazione mafiosa, con tante manifestazioni di sdegno per il “rispetto” che Salvo mostra nei confronti di colui che è conosciuto come il “capo dei capi”, l’uomo che guidato Cosa Nostra nel momento in cui l’associazione criminale sfidò in modo violento lo Stato italiano. Sforzandosi molto, alla fin fine si potrebbe anche arrivare a comprendere Salvo Riina quando rende noto al pubblico di provare un sentimento di amore per cotanto padre, nel nome di un rapporto familiare che tende sempre e comunque a difendere un genitore quali che siano i peccati che questi ha commesso, nel nome del rispetto del quarto comandamento (“Onora il padre e la madre”). Tuttavia, anche riconoscendo tale diritto a Riina jr., trovo semplicemente assurdo che gli vengo concesso di perorare la causa del celeberrimo genitore in una rete pubblica della televisione di Stato, il famoso servizio pubblico che si sostiene grazie ai milioni di cittadini onesti che pagano ogni anno il canone.

 

Se Salvo Riina vuole difendere il padre, che lo faccia pure, è un suo diritto. Ed è vero parimenti che il nostro ordinamento permette a tutti di essere difesi in giudizio: perfino il criminale più incallito ha diritto ad avere dei difensori in un processo che lo vede imputato. Ma proprio qui sta il punto che mi porta a dissociarmi in modo netto dalla scelta di Bruno Vespa. Salvo Riina, per difendere l’onore del genitore, deve fare ricorso a degli avvocati e pagarli di tasca propria. Nessuno gli può negare il diritto alla difesa della padre se ritiene di agire in tal modo, assumendosi la piena responsabilità delle sue azioni. Non è ammissibile, però, che a Riina jr. sia concesso di utilizzare per scopi privati la televisione di stato. Di quello Stato che suo padre Totò ha offeso in modo grave facendo uccidere uomini che, invece, lo servivano con tutte le loro forze, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Per rispetto di costoro, e più in generale di tutte le vittime della mafia, non si doveva fare quell’intervista a Salvo Riina.

 

Rudy Caparrini è un giornalista e scrittore. Opinionista di Lady Radio, esperto degli equilibri della politica fiorentina e toscana. Profondo conoscitore della Grecia, è un grande tifoso viola.

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