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la denuncia

Carcere di Sollicciano, chiusa area trans. 147 detenuti oltre il limite

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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

Nel carcere di Sollicciano a Firenze ci sono 638 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 491, e il reparto transessuali, "che aveva costituito un'esperienza innovativa rispetto alle ordinarie prassi penitenziarie, è stato chiuso e le detenute trasferite, senza sapere se e quando rientreranno" mentre il reparto giudiziario è infestato dalle cimici. E' la situazione emersa da un confronto tra il garante regionale dei detenuti per la Toscana, Giuseppe Fanfani, e il presidente dell'associazione 'Progetto Firenze', Massimo Lensi.

 

E' poi emerso che la seconda cucina del carcere, inaugurata a ottobre 2020, è in funzione ma nel frattempo è stata chiusa la prima. La direzione del carcere, "che pure è ricoperta da persona (Antonella Tuoni, ndr), a cui i Garanti e l'Associazione 'Progetto Firenze' esprimono tutta la loro stima", ha detto Lensi, è in una situazione di precarietà da quasi un anno, mentre servirebbe stabilità, dopo continui cambi di direzione, intervallati da incarichi ad interim.

 

Anche gli operatori Asl e gli educatori si trovano in condizione di sofferenza poichè sono sotto organico: solo adesso, si spiega, è in fase di svolgimento un concorso per educatori penitenziari, con pochissimi posti rispetto alle necessità e dopo più di vent'anni dall'ultimo concorso effettuato; gli operatori sanitari vivono a loro volta una situazione di disagio e "nonostante le carenze d'organico, hanno fatto un lavoro eccellente durante la pandemia, lavorando in molti casi con contratti precari".

 

Inoltre, dopo il principio di rivolta del 10 luglio scorso, alcuni detenuti, ha detto Lensi, sono stati trasferiti, come mezzo punitivo, in ossequio a una prassi penitenziaria "che, pur non trovando avallo nell'ordinamento penitenziario, è ovunque utilizzata: si pensi che nello stesso modo sono stati trattati i detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere che hanno denunciato le violenze".

 

La salute psichica dei detenuti, è emerso dall'incontro tra Fanfani e Lensi, "necessita di un maggiore investimento: i detenuti con patologia psichiatrica dovrebbero uscire dal carcere e scontare la pena all'esterno in luoghi idonei alla loro cura, come ha stabilito chiaramente la Corte Costituzionale con la sentenza 99/2019. Purtroppo invece sono numerosi i detenuti con patologia psichiatrica presenti in carcere". Infine è stata affrontata la questione dei bambini in carcere, "ciò che più tocca il cuore", dicono Fanfani e Lensi. Nella sezione femminile, al momento della recente visita di Lensi, erano presenti una neonata di pochi giorni e una donna incinta al settimo mese.

 

Dal garante comunale, Eros Cruccolini, è arrivata la notizia della concessione della detenzione domiciliare alla madre della neonata, "ma resta improcrastinabile l'attuazione della legge che già prevede la realizzazione/attivazione di case-famiglia protette per le detenute con figli a seguito". Una soluzione "preferibile, rispetto alla realizzazione dell'istituto a custodia attenuata per madri, che pur a custodia attenuata resta sempre un carcere. Le case-famiglia protette permettono invece ai bambini a seguito delle madri detenute di vivere fuori dal carcere". Il garante regionale ha preso atto delle criticità riscontrate e riferite da Massimo Lensi durante l'incontro.

 

"Ringrazio 'Progetto Firenze per il lavoro svolto e rinnovo il mio impegno per un lavoro comune nell'interesse delle persone recluse", dichiara Giuseppe Fanfani.

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