Compra nuora 'schiava', costretta a rubare e chiedere elemosina. Famiglia rom a processo

L'hanno comprata in Serbia per farla diventare schiava della madre-padrona, e obbligata a, sotto pena di violenze, a chiedere elemosina e compiere furti. La vittima di questa triste storia è una giovane serba, acquistata per 50.000 euro da Sladana Jankovic, 50enne, e dal figlio di lei, Valentino Jankovic, 27 anni.

Oggi la pm Christine von Borries ha chiesto il processo per la 50enne e per il figlio che abitano nello stesso alloggio di Sesto Fiorentino (Firenze) con l'accusa di riduzione in schiavitù e maltrattamenti in famiglia.

La giovane era stata obbligata a sposarsi con il 27enne, dal quale ha avuto anche due figlie, di 6 e 3 anni. Dopo la nascita delle piccole madre e figlio hanno costretto per anni la giovane 'schiava' a portare denaro, o chiedendo l'elemosina, o facendo furti accompagnata dalla bimba più piccola.

Calci, schiaffi e pugni erano dati dalla suocera alla giovane nuora, anche in presenza delle bambine e senza che il figlio, cioe' il marito della vittima, si opponesse, ogni volta che tornava a casa senza soldi o con denaro insufficiente.

Gli unici momenti di tregua c'erano quando la nuora veniva arrestata in flagranza di reato e doveva trascorrere un periodo agli arresti domiciliari in un campo nomadi di Firenze, dentro la roulotte rimasta di proprietà della stessa suocera che era andata a vivere in un alloggio a Sesto Fiorentino.

La giovane decise di denunciare la situazione nel novembre 2017, dopo che la suocera la picchiò dopo averla sorpresa a parlare con un'altra donna dell'Est, temendo che facesse la 'spia'. In quell'occasione fu percossa anche la bimba più piccola, perché la 50enne, cioè la nonna, diceva che la piccola aveva "portato sfortuna".

Poi la giovane madre 'schiava' venne costretta da suocera e marito a rimanere sdraiata per punizione tutta la notte sul pavimento in una stanza della casa di via Signorini con la minaccia di picchiarla ancora. Il giorno dopo riuscì a scappare con le bimbe per rifugiarsi da conoscenti e denunciare le violenze.