576 i procedimenti definiti dal Csm tra ottobre 2014 e febbraio 2018. 173 le assoluzioni, 26 le sentenze di non doversi procedere e 200 le archiviazioni, 177 le condanne in poco più di tre anni. Sono questi i dati emersi dal rapporto del consiglio superiore della magistratura che vigila sul lavoro di circa 9 mila toghe in Italia. Nel 38% dei casi, le sanzioni hanno riguardato il ritardo nel deposito delle sentenze, mentre nel 23% le ritardate scarcerazioni. Otto i casi di corruzione, 12 i magistrati rimossi negli ultimi 7 anni.
Nei provvedimenti disciplinari del Csm, quasi tutti i casi sono senza nomi o riferimenti geografici, ed è impossibile risalire all'identità del giudice sotto processo. L'unico sfortunato in questo caso è stato Luca Minniti, giudice civile del tribunale di Firenze, sanzionato con la censura per aver ritardato il deposito di 594 sentenze, su un totale di 1.513, tra il 2007 e il 2012. Al giudice è stata riconosciuta, dalle sezioni unite, l'innocenza vista la sua "non comune laboriosità" e scelte organizzative capaci di ridurre lavoro arretrato e durata dei processi.
Ma oltre alla sanzione al giudice fiorentino, scorrendo il rapporto si può notare la censura per il sostituto procuratore che ha allungato di 37 giorni il carcere a un uomo accusato di reati legati all'immigrazione clandestina, oppure quella all'ex pm di Napoli che con il telefono di turno aveva chiamato 65 volte un'utenza a pagamento dove rispondeva una cartomante.
Assolta una toga che in cinque anni ha ritardato il deposito di 228 sentenze civili, di cui 81 oltre l’anno dalla scadenza dei termini, secondo il Csm a causa di un carico di lavoro “palesemente insostenibile” e un impegno “apprezzabile” del giudice, che doveva anche accudire tre figli.
Infine, l'assoluzione per quel giudice che non ha sottoscritto entro i termini il decreto di giudizio immediato causando la scarcerazione di un uomo accusato di omicidio volontario aggravato. Per il Csm non c’è stato illecito perchè “l’imputato non è scappato” e il processo “si è regolarmente tenuto”, concludendosi con la condanna.
Le sanzioni "sono quelle previste dalla legge - spiega il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini - si va dall'ammonimento fino alla destituzione. Mi rendo conto che a volte possono apparire lievi, ma posso assicurare che l'incidenza che una condanna disciplinare ha sulla carriera del singolo magistrato, a prescindere dall'entità della sanzione, è molto rilevante".
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