Il menù della tradizione natalizia toscana

Manca meno di un mese al Natale e con largo anticipo i negozi e le strade si sono già vestiti a tema.

Ormai non si attende più l’8 Dicembre per dare il via ai preparativi. Ci si prende molto più tempo e con calma spuntano i primi alberi di Natale, le prime vetrine addobbate, le luci colorate che illuminano le vie della città e le pasticcerie sfornano i primi dolci natalizi.

Il nostro bel Paese è conosciuto per la sua vasta ed eccezionale tradizione culinaria, che proprio sotto le feste dà il suo meglio. Ogni regione ha le sue tradizioni, una più golosa dell’altra e nel periodo natalizio sfoggiano lunghe tavolate piene di ogni meraviglia.

Ogni famiglia ha i suoi piatti della tradizione natalizia, ma potrebbe essere apprezzato da tutti, qualche new entry. Leggendo questo articolo, siamo sicuri che troverete qualche idea da portare sulle vostre tavole per questo Natale. Per facilitarvi la preparazione, potrete ricorrere all’aiuto di un robot da cucina e seguire le indicazioni delle ricette bimby che trovate online.

 

L’antipasto cento per cento Toscano

Sulle tavole dei toscani non può mai mancare un antipasto molto gustoso, i crostini di fegatelli. Ogni buon toscano apre un pranzo o una cena, con un piatto abbondante di pane e patè di fegatini o di olive.

Si tratta di un piatto estremamente semplice da realizzare ed è proprio per questo motivo che gli ingredienti devono essere di ottima qualità. Si tratta di una fetta di pane, che prima di essere farcita viene tostata o inzuppata nel brodo. Alcuni la preferiscono tostata al forno e poi leggermente bagnata con del vin santo.

Sopra viene spalmato il patè di fegatini di pollo o un insieme misto di fegatini, milza e altre interiora.

In occasione delle feste natalizie, su questi deliziosi crostini, si versa un filo d’olio d’oliva fatto in casa. Si può sfoggiare così, con grande orgoglio, il recente raccolto di olive.

 

Il primo della tradizione natalizia

Finito di gustare i deliziosi crostini di fegatelli, passiamo al primo. Si tratta di un piatto preso in prestito dai bolognesi e si tratta dei classici tortellini in brodo.

Il brodo è ciò che c’è di più toscano in questo piatto. Infatti, la tradizione culinaria di questa meravigliosa regione, ci regala la ricetta di un brodo di carne molto saporito e che si abbina alla perfezione a dei piccolini tortellini, ripieni di carne di manzo.

Il brodo di carne in questione è ricavato dalla lenta cottura del cappone. Questo galletto molto robusto viene castrato affinché la sua carne rimanga tenera e saporita e possa conferire al brodo un sapore unico.

In alcune zone della Toscana, questo brodo viene ricavato anche da un’altra tipica preparazione di carne, il collo ripieno o pollo in galentino. È una ricetta molto lunga e complicata che richiede mani esperte. Si tratta della pelle di pollo riempita di un misto di ingredienti saporiti, chiusa alle estremità e poi messa a bollire per parecchie ore.

Si otterrà così un brodo di carne fantastico e il pollo in galentino viene servito tagliato a rondelle sottili, durante il pranzo del 26 Dicembre.

 

Chiocciole o piccione?

Dopo un primo molto leggero si passa al secondo. Generalmente si serve l’arrosto o un mix di carne, sempre arrosto e insaporita da rosmarino, allora, salvia e aglio.

Se sul piatto non c’è il pollo arrosto, la vera tradizione toscana vuole il tordo o il piccione, una prelibatezza e rarità nella cucina toscana.

in altre zone della Toscana, si hanno tradizioni diverse. Dalle parti del Monte Amiata, un altro particolare piatto ne fa da padrona, le chiocciole cotte. Mentre, per gli amanti del pesce, a Livorno, si mangia durante la Vigilia di Natale, il Cacciucco, una gustosa zuppa di pesce servita con delle fette tostate di pane toscano.

 

Il dolce della tradizione

Se si pensa al Natale e soprattutto ai dolci natalizi, salta subito in mente il Pandoro e il Panettone. Questi due dolci mettono d’accordo tutti, dal nord al sud. Non per questo però non si devono più preparare i dolci tradizionali di ogni regione.

Anche la toscana ha i suoi. A Grosseto, la tradizione vuole le “vecchiarelle”, non sono altro che le castagne bollite, ma erano all’epoca molto mangiate a fine pasto, soprattutto per la Vigilia di Natale, perché integravano le calorie che non si erano assunte con la mancanza della carne.

A Porto Santo Stefano si prepara il pandolce, molto simile al panettone ma dalla consistenza più friabile. Era carico di frutta secca, in particolare noci e da uvetta e fichi secchi, chiamato anche Pagnottella di Natale.

Dalle parti di Monte Amiata si mangiava la “ricciolina”. Una torta morbida di noci e nocciole ricoperta di meringa e cioccolato fuso. Una delizia!