Nel 1944 a Radicofani (Siena) fu violentata e uccisa da un militare francese e due "goumiers", i soldati marocchini inquadrati nelle truppe francesi durante la Liberazione dell'Italia. La vittima si chiamava Ottavia Fabbrizzi e aveva 37 anni. Oggi a distanza di 75 anni la Procura di Siena ha aperto un fascicolo per omicidio pluriaggravato, dopo la denuncia della figlia Giselda, che ha 91 anni, e che all'epoca aveva 15 anni quando fu testimone dell'omicidio della madre.
A rendere note le indagini in corso, che sono seguite dai carabinieri, è l'Associazione nazionale 'Vittime della marocchinate', nome con cui sono rimaste comunemente note le violenze perpetrate in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale dai soldati, molti dei quali appunto marocchini, inquadrati nel Corpo di spedizione francese che con gli Alleati liberava il Paese dall'occupazione nazi-fascista.
Dell'episodio di Radicofani si ricorda che Ottavia Fabbrizzi fu ferita gravemente con un colpo di pistola perchè si oppose a una violenza sessuale e mori' dopo ore di agonia. I familiari la vegliarono per tutto il tempo prima che spirasse, temendo che quei soldati tornassero indietro per infierire ancora su di lei, per punirla di aver opposto resistenza. Dopo la querela, Giselda è stata ascoltata dai carabinieri nell'inchiesta coordinata dal pm Valentina Magnini che ha aperto un fascicolo su questa storia, e ha ripercorso quei ricordi di adolescente che ha serbato per decenni.
Adesso l'avvocato Paola Pantalone di Firenze, che la assiste insieme all'avvocato Luciano Randazzo, ha presentato al gip di Siena un'istanza di incidente probatorio per cristallizzare, data l'età di Giselda, il suo racconto.
"L'omicidio pluriaggravato - spiega anche l'avvocato Pantalone - è un crimine di guerra che non si prescrive mai", anche se "abbiamo poca speranza di identificare i responsabili e arrivare a un processo, la signora ha deciso di fare denuncia perchè non si dava pace che l'episodio non avesse avuto un seguito e che non siano stati individuati quei responsabili".
I legali della figlia della donna uccisa hanno intenzione di chiedere al comune di Radicondoli di intitolare una strada alle vittime della marocchinate.
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