Il grande politico emerge nei momenti difficili. E soprattutto quando perde. Solo in quel momento infatti si evince se siamo di fronte ad una persona in grado di analizzare la realtà (o quindi di saperla successivamente indirizzare) o se, al contrario, è capace solo di sbraitare e inveire contro gli elettori.
Incapaci, a sua detta, di una svolta. Di andare oltre la “cappa di potere”. Ignoranti, perché non avrebbero capito il meraviglioso programma proposto. È un vizio odioso e tipico dei perdenti. Un'abitudine che, a livello nazionale, si osserva tra simpatizzanti ed esponenti politici della sinistra nei confronti di Matteo Salvini. “Chi vota Lega è un troglodita”.
Basta aprire Facebook per leggere sentenze simili, spesso date da sfigati che nella vita hanno perso anche a Subbuteo. Ecco, questa oscena malattia è stata contratta anche da una parte consistente della destra fiorentina. Che dopo l'umiliante, vergognosa scoppola presa da Ubaldo Bocci nei confronti di Dario Nardella, è partita all'attacco.
Si è iniziato con deliranti argomentazioni sulla libertà di stampa (“il sindaco sempre sul giornale, il nostro candidato mai”), fino a veri e propri insulti nei confronto dei cittadini.”C'è il traffico? Fatti vostri. Anzi, vi sta bene. Avete votato il Pd, ora state in fila e zitti”. Di post del genere sono pieni i social network.
La verità ovviamente è un'altra.
Firenze ha nel problema mobilità il tema sul quale si possono ribaltare le decennali consuetudini politiche. Ma per farlo non basta dire no alla tramvia. Servono alternative. Che certo non possono essere le solite trite, ritrite, vecchie e banali proposte sull'abolizione della ztl, la riapertura del centro storico alle auto e la mitologica tangenziale.
Per scalzare Nardella sarebbe servito portare un progetto serio, uno studio commissionato ad una ditta accreditata a livello nazionale per la realizzazione della metropolitana. Con cifre, studio di fattibilità e tempi. A quel punto nel misero dibattito della campagna elettorale sarebbe entrato un tema davvero importante.
E gli elettori delusi dal Partito Democratico avrebbero avuto un'alternativa credibile, che, al contrario, è completamente mancata. Una volta terminati i ballottaggi di Livorno e Prato il centrodestra dovrà fare quadrato, leccarsi le ferite e ripartire in vista della sfida del prossimo anno, quella per le Regionali. Ma chiedere un minimo di autocritica oggi sembra davvero un miraggio lontano.
Perché, come diceva Max Pezzali con i suoi 883 nel 1998 “nessun rimpianto, nessun rimorso, soltanto certe volte capita che, appena prima di dormire mi sembra di sentire il tuo ricordo che mi bussa e mi fa male un po' ”.
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