Affari e Politica dovrebbero correre su binari diversi. Forse a Utopia così stanno le cose. Sul pianeta Terra, invece, vanno a braccetto. Da sempre. Negli ultimi giorni sembrerebbe che vivano anche nella stessa famiglia. Alla ribalta delle cronache (non ho resistito, mi fa sentire giornalista sta frase) c’è Tiziano. Non il pittore, intendiamoci, ma il papà di Matteo Renzi. Quello dell’eutanasia refendaria assistita. Insomma dalle notizie sfuggite al vincolo del segreto istruttorio il buon padre di famiglia sembrerebbe non essere poi tanto buono; se non a fare affari. L’annoso rapporto padre-figlio emerge con i suoi conflitti freudiani in modo del tutto singolare. Il risultato, allo stato dei fatti, è disastroso per entrambi. Dopo anni in cui ci volevano - a tutti i costi - farci credere che si trattasse della famigliola del Mulino Bianco è venuta a galla la realtà (o quantomeno una parte di essa), che è sempre meno bucolica del suo ologramma sapientemente proiettato nel mondo. Il padre che cresce il figlio a pane e politica, il pargolo che candidamente si fa largo per migliorare il Paese rottamando quei brutti cattivi che da anni recitano sul grande palcoscenico nazionale da protagonisti (il ruolo lo vuole lui per salvarci dalla crisi a suon di riforme, del resto è un boy scout). Questa l’immagine sparata per anni. Tanto sgomita che la parte è sua. A soli trentanove anni sale al Colle. E’ il Protagonista assoluto della scena dopo quasi vent’anni di Silvio, gli altri vecchi volponi sono relegati finalmente a ruoli deuteragonistici, quando non a mere comparse. Qualcosa, però, va storto. Per un paio di anni la facciata sembra tenere, poi, repentino come l’ascesa, il crollo. Matteo si rivela un epigono di Narciso e, patologicamente innamorato della sua immagine, cade nel fiume in cui si specchia. Sic transit gloria mundi.
Nelle ultime apparizioni televisive Matt è altro da sé, il rampante ragazzo di campagna, fresco e sorridente, ha subito una metamorfosi kafkiana; va in onda il suo alter ego. Opaco, imbolsito, spento, incapace di sorridere. Adesso il protagonista è, suo malgrado, papà Tiziano. Difficile fare previsioni sul futuro. Se la Storia ci insegna qualcosa i Cesari, quando cadono, non si rialzano mai. Ci provano sempre, ma il ritorno è solo un flebile canto del cigno. I Telleyrand, invece, possono cadere mille volte rialzandosi sempre. Forse perché hanno una dote che difetta ai narcisi: non si prendono mai troppo sul serio. L’ironia, diceva Honoré de Balzac, è il primo passo verso la libertà. L’autoironia è, forse, la qualità necessaria per non finire a mollo nel fiume della vita.
Paolo Sebastiani, avvocato (nessuno è perfetto!), accanito bibliofilo, ama la Storia che approfondisce con Winston, il suo bulldog inglese. Conduce Elzeviro, in diretta su TVR Più (Canale 13 Digitale Terrestre) il lunedì alle 21, il giovedì dalle 10 è su Lady Radio ospite di CasoxCaso.
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